La storia museale dei preparati anatomici di Paolo Gorini, che, fra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta del XIX secolo, allestì una ricchissima raccolta (oggi conservatasi soltanto in minima parte), è probabilmente parte integrante, ma non immediatamente evidente, della Collezione Anatomica che dello scienziato porta il nome. La Collezione è ospitata nella Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio di Lodi, dove Paolo Gorini risiedette dal 1834 al 1881. Il Chiostro della Farmacia, quattrocentesco, sembra proteggere dalla quotidianità il lascito scientifico di Gorini. La sala espositiva, nella sua prima veste, venne allestita da Antonio Allegri e inaugurata nel 1981, in occasione del centenario della morte dello scienziato lombardo, dallo storico del Risorgimento Giovanni Spadolini, allora Presidente del Consiglio. Antonio Allegri, che con Luigi Samarati fu uno dei più attenti e capaci studiosi novecenteschi di Paolo Gorini, realizzava così, forse inconsapevolmente, un progetto di lunga gittata e, altrettanto, riprendeva il filo di un discorso museale interrotto e cominciato addirittura quando lo stesso Gorini era ancora in vita.
La storia dei preparati goriniani è, infatti, come si diceva, indissolubilmente avvinta alla loro natura espositiva, radicata nel loro duplice carattere di natura didattica, illustrativa (come si evince dai numerosi preparati a secco) e, altrettanto, di carattere celebrativo (nel caso delle numerose pietrificazioni di teste e interi corpi). Circa l’esposizione dei reperti goriniani e la loro intrinseca natura museale, dopo aver ricordato che il laboratorio dello scienziato fu, nel XIX secolo, meta ambita di numerosi ospiti celebri (fra i quali, nel 1862, Giuseppe Garibaldi), non dimenticando che gli stessi preparati goriniani ispirarono buona parte del gusto macabro e clinico di tanta Scapigliatura letteraria né che lo stesso Gorini irretì l’immaginazione di Carlo Dossi né, infine, che il «museo Paolo Gorini» esisteva da ben prima del 1981, si dirà altrettanto che quando lo scienziato morì, l’acquisizione dei preparati da parte dello Stato venne ostacolata con successo dal celebre fisiologo Jacob Moleschott, il quale sconsigliò l’operazione. I preparati vennero così donati al Comune di Lodi. L’istituzione comunale, tra la fine del XIX secolo e il primo decennio del XX, si industriò a trovare loro una sistemazione adeguata, prima di cederli, nel 1906, all’Ospedale Maggiore, perché venissero conservati nel museo anatomico. Lungo il corso del Novecento i preparati vennero più volte traslocati in luoghi ospedalieri di maggiore o minore fortuna, pur sempre restando a Lodi, ma diminuendosi molto la popolarità di cui avevano goduto in passato.
Il museo creato da Allegri nel 1981 raccoglieva poco meno di duecento preparati anatomici umani, non tutti attribuibili a Gorini, ed era allestito nella Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio di Lodi. L’ambiente, dai soffitti riccamente affrescati a grottesche da Giulio Ferrari, alla fine del Cinquecento, era ideale per l’esposizione e, nei primi anni Ottanta del Novecento, i visitatori furono numerosi; tuttavia, forse anche per la morte di Allegri, l’allestimento non subì più alcuna evoluzione, arrestando il proprio sviluppo e le proprie potenzialità per almeno un ventennio.
L’allestimento di Allegri, irrimediabilmente datato, è rimasto invariato fino a tutto il 2009 (escludendo migliorie minime) e, dunque, fino a quando sono stati avviati i lavori di ridefinizione architettonica degli ambienti espositivi e l’acquisto di materiali utili, grazie all’azione congiunta del Comune, della Fondazione Comunitaria di Lodi, della Provincia e della stessa ASL, nei limiti delle competenze di ciascun ente. Sebbene la decisione di intraprendere un’operazione di vasta portata, volta alla prossima, auspicata creazione di un museo di storia della preparazione anatomica in Lombardia fra XVIII e XX secolo, avesse preso le mosse dalla volontà della Direzione Generale della ASL e dal Comune di Lodi fin dal 2007, solo nei due successivi si è avverata la possibilità di accedere al primo step del progetto. Fra il 2009 e il 2010 sono stati infine intrapresi i lavori di ampliamento degli spazi della collezione. Il 12 dicembre 2010, la raccolta dei preparati goriniani è stata restituita a Lodi, ammodernata, ma già prossima a ulteriori trasformazioni. Si contempla anche un ulteriore incremento dei reperti presenti, oltre a quelli gorininani e a quelli, di scuola novecentesca. Allestiti nel primo decennio del XX secolo dal medico Giuseppe Paravicini e gentilmente offerti in deposito alla collezione lodigiana dall’Istituto di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Milano, questi preparati non sono per ora visibili al pubblico.
Tra il 2014 ed il 2015, in previsione dell’EXPO 2015, la Città di Lodi, grazie anche al contributo della Fondazione della Banca Popolare di Lodi e della Provincia di Lodi, ha dotato la Collezione di supporti informatici e multimediali volti a rendere accessibile e comprensibile al grande pubblico il contenuto culturale e scientifico della sede espositiva.
La collezione Paolo Gorini si trova all’interno dell'Ospedale Vecchio di Lodi. L’ingresso si apre sull’incantevole cornice del chiostro quattrocentesco, detto della Farmacia.
Orari di apertura:
mercoledì dalle 10.00 alle 12.00,
sabato dalle 9.30 alle 12.30,
domenica dalle 14.30 alle 16.30.
Ingresso gratuito
Nata nel 1981 come Museo Paolo Gorini venne da subito ospitata nella ex Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio. A partire dal 2008 i preparati sono esposti in un allestimento rinnovato, rispetto a quello ideato e realizzato da Antonio Allegri. Agli ambienti espositivi si è aggiunta una Sala Conferenze.