La Collezione Anatomica Paolo Gorini si trova all’interno dell’Ospedale Vecchio di Lodi e gode della suggestiva atmosfera del quattrocentesco Chiostro della Farmacia. Come accade per certi quadri antichi, dove la cornice contribuisce all’eleganza del dipinto, la sede in cui è ospitata la raccolta rappresenta un valore aggiunto di valore indiscutibile.
La storia dell’Ospedale Vecchio affonda le sue radici nel XV secolo. Il 6 gennaio 1459, dopo avere dato esecuzione ai decreti del vescovo di Lodi, marchese Carlo Pallavicino, venne posta la prima pietra dell’istituzione che avrebbe assorbito buona parte dei numerosissimi ospedali, luoghi di cura e ospizi per pellegrini esistenti a Lodi fra il XII e il XV secolo.
Come già ricordava Agnelli:
il vescovo, assunte le debite informazioni e discusso l’affare col Capitolo della cattedrale, decise di assecondare il desiderio dei decurioni e pubblicò il 21 novembre 1457 la lettera di aggregazione di tutti gli ospedali lodigiani a quello di Santo Spirito nella quale, fra l’altro, venne fissato che l’amministrazione ed il governo del detto spedale doveva spettare alla Città, e che l’elezione degli amministratori doveva però essere confermata dal vescovo; venne dichiarata la soppressione di molti spedali lodigiani e la loro riunione con quello di S. Spirito, dandosi licenza agli amministratori di nominare il cappellano
(G. Agnelli, Ospedale di Lodi. Monografia storica, Pierre, 1950, p. 30)
Gli ospedali cittadini e del contado erano in realtà molti. Se ne contavano poco meno di una ventina, compreso il Lazzaretto che rimase in attività raccogliendo gli appestati del 1524. Tuttavia,
allo scoprirsi della peste del 1630 gli infermi venivano condotti nottetempo all’Ospedale Maggiore “in appartamento separato dalli altri infermi, et ministri dell’hospitale medesimo, dandosegli apertura nella contrada remota di Santa Chiara. Disposte le cose in buon ordine, li huomini distinti dalle donne, et l’infetti dai sospetti
(Ibi, pp. 19-20)
Ai luoghi di ricovero cittadini vanno poi aggiunti quelli del contado (anche in questo caso poco meno di una ventina). Di questi ospedali, cittadini e del contado, soltanto diciassette vennero riuniti all’Ospedale del Santo Spirito della Carità o Casa della Carità, che, successivamente, alla fine del XVI secolo si fece nuovo ente, intitolandosi Ospedale Maggiore di Lodi. I primi deputati del nuovo ospedale furono: Taddeo Fissiraga, Abate di S. Pietro di Lodivecchio, Giovanni Forti, commendatore dello spedale di S. Spirito e preposto alla cattedrale; Antonio Sozzi, Giovanni Ponteroli, Giovanni Antonio Micolli (Dottori in Legge); Giacomo Sarone, segretario ducale e Francesco Meletto, abbreviatore apostolico. Nel 1466 i deputati dell’Ospedale salirono di numero, diventando ventidue, ai quali si aggiungeva il delegato del Comune.
Fra il XVI e il XX secolo l’Ospedale subisce numerosissime trasformazioni e oggi è molto difficile individuare il luogo in cui sorgeva anticamente la Casa della Carità. Nel XVIII secolo viene eretta l’imponente facciata in stile neoclassico verso la piazza Ospitale su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini. Radicale fu l’innovazione edilizia studiata e poi applicata da Luigi Trovati e dall’amministrazione ospedaliera da lui presieduta fra il 1869 e il 1882 durante la quale fu costruita l’imponente facciata sul lato occidentale (attuale via Bassi). Un piccolo busto celebrativo del Trovati, scolpito da Tomaso Giudici, si trova oggi nel giardinetto dell’ingresso di via Bassi che introduce al Chiostro della Farmacia dove si trova la Collezione Anatomica Paolo Gorini. A cavallo fra il 1894 e il 1904 si situa poi la riforma generale del nosocomio lodigiano e nel 1925 veniva a costituirsi il Comitato per l’erezione di un Ospedale per i Bambini. Nello stesso 1925 moriva a Lodi Antonio Lombardo, facoltosissimo, che nelle sue disposizioni testamentarie, lasciava erede l’Ospedale Maggiore del grosso podere di Santa Maria di Villanova Sillaro, manifestando la volontà che da parte dell’amministrazione dell’Opera Pia fosse provveduto all’erezione di un Reparto Ostetrico Ginecologico, da intitolarsi a sua madre.
Le due iniziative che rispondevano ad una forte e da lungo tempo sentita necessità di disporre di due particolari istituti onde ricoverarvi e assistervi sia i bambini ammalati, come le puerpere normali e quelle bisognose di cura ostetrica e ginecologica, le quali nel grande nosocomio per mancanza di sale separate e per ovvie altre ragioni, non potevano venir adeguatamente corrisposte, erano destinate ad incontrarsi ed a confondersi insieme, ed a far sorgere l’attuale […] Padiglione Maternità e Pediatria.
La ricca e ancora insuperata monografia di Agnelli sull’Ospedale Maggiore di Lodi, più volte citata direttamente e indirettamente in questa sezione, chiarisce anche alcuni episodi sospesi tra il 1881 e il 1911 a proposito del «cimeli Goriniani». Vale la pena qui trascrivere il testo nella sua interezza:
Venuto a morte nel 1881 Paolo Gorini, parecchi suoi preparati di anatomia, assoggettati a processo di imbalsamazione e pietrificazione, passarono in custodia al Comune di Lodi che ebbe a ritirarli presso il Museo civico nel locale di San Filippo. Venne all’uopo adibita apposita camera attigua alla Biblioteca comunale, poco appropriata alla razionale conservazione di quei materiali, oscura e non arieggiata, sì che vi si deterioravano. Per effetto dell’allargamento della Biblioteca dovuto a svariati lasciti di libri e periodici, il Comune ebbe bisogno di nuovi locali, tra cui quello dei cimeli goriniani, ed ottenne dall’Ospedale Maggiore che qui fossero ricoverati, per poi cederne definitivamente la proprietà. Il trasporto ebbe effetto nel 1911 e fu curato dall’Amministrazione del Luogo Pio presieduta dal dott. Giuseppe Brambilla. Ma dopo qualche anno, purtroppo, anche in questa sede, malgoverno e incuria sempre più compromettevano la loro conservazione. L’attuale Amministrazione, compresa dal dovere di restituire assetto e rimedio all’importante collezione goriniana, che pur sempre rappresenta una particolare prerogativa cittadina, la quale, vivente il sommo naturalista è stata altamente apprezzata in Italia, dispose che il museo fosse ricollocato nel più perfetto ordine, a mezzo di adatte scansie a vetri, ripulendo i pezzi anatomici, cadaveri interi, teste umane, fenomeni patologici, molte parti del corpo umano, animali ecc. i quali ancor oggi non mancano di destare sorpresa e ammirazione. Il museo Gorini è ubicato nel piano terreno attiguo alle sale anatomiche mortuarie del Nosocomio e dà, con le finestre, verso lo strettone Paolo Gorini. Bene farebbe l’Amministrazione ad aprire un uscio nella parete verso strada, con un cartello indicativo, permettendone la visita al pubblico, magari una volta al mese. Senza di che verrebbe meno lo scopo principale del Museo medesimo.
(Ibi, pp. 57-58)
La collezione Paolo Gorini si trova all’interno dell'Ospedale Vecchio di Lodi. L’ingresso si apre sull’incantevole cornice del chiostro quattrocentesco, detto della Farmacia.
Orari di apertura:
mercoledì dalle 10.00 alle 12.00,
sabato dalle 9.30 alle 12.30,
domenica dalle 14.30 alle 16.30.
Ingresso gratuito
Nata nel 1981 come Museo Paolo Gorini venne da subito ospitata nella ex Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio. A partire dal 2008 i preparati sono esposti in un allestimento rinnovato, rispetto a quello ideato e realizzato da Antonio Allegri. Agli ambienti espositivi si è aggiunta una Sala Conferenze.