La storia museale dei preparati anatomici allestiti da Paolo Gorini comincia dal momento nel quale lo studioso morì. Certamente, i preparati goriniani, anche quelli ancora oggi visibili presso la Collezione dedicata allo studioso, insieme a tanti altri dei quali si è persa traccia, erano ben noti agli amici e agli estimatori dello scienziato, ma fu soltanto dopo la sua morte che venne sollevato il problema della loro conservazione successiva. Lo studioso morì nel febbraio del 1881. Al capezzale dello scienziato sessantottenne erano presenti le nipoti e i medici amici Agostino Bertani e Luigi Rovida. Francesco Crispi, nella seconda tornata di venerdì 4 febbraio 1881, due giorni dopo la morte dello studioso, chiese di interrogare l’onorevole ministro della pubblica istruzione sulle disposizioni prese dal Governo intorno agli studi e a tutto ciò che avesse lasciato Paolo Gorini. Così, il 9 febbraio 1881, il celebre Malachia De Cristoforis, medico, veniva nominato Commissario del Governo, per un esame approfondito del lascito scientifico goriniano e per dare avvio alle pratiche di acquisto da parte dello Stato dell’intero lascito materiale dello studioso. A De Cristoforis era affidato il compito, inoltre, di designare altri studiosi a propria discrezione per lo studio e la valutazione dei detti materiali scientifici goriniani. Per esaminare gli scritti di scienze naturali venne delegato il prof. Cremonesi; per gli scritti di matematica il prof. Formenti della Università di Pavia; per gli scritti e preparati di geologia il prof. Cantoni, Senatore del Regno e Rettore della Università di Pavia, che si occupò a lungo, in fatto di geologia, di studi analoghi a quelli del Gorini. In realtà, la proposta di acquisizione venne approvata dalla Camera, ma respinta dal Senato. Presso l’Ufficio centrale del Senato, ancora in fase istruttoria, una relazione pesantemente sfavorevole, scritta dal celebre Jacob Moleschott, senatore e fisiologo di chiarissima e meritata fama internazionale, decisamente avverso alle speculazioni goriniane sin dal 1846, determinava l’abbandono del disegno di legge che non venne neppure presentato in aula.
I preparati goriniani, a dire il vero, cominciarono a far parlare nuovamente di sé nei primi anni del XX secolo. Si evince da un articolo pubblicato sul «Corriere dell’Adda» che già allora le opere di Gorini dessero problemi di carattere conservativo:
Alcuni pezzi anatomici preparati secondo il metodo di conservazione Gorini, raccolti nel Civico Museo, darebbero segni manifesti di putrefazione. La causa sembra debba attribuirsi al modo col quale i pezzi vennero sin qui custoditi, e alla mancanza di vigilanza speciale
(Pezzi anatomici in putrefazione, in «Corriere dell’Adda», 27 maggio 1906)
Nello stesso 1906, come si evince da un documento conservato presso la Biblioteca Comunale di Lodi, si provvedeva ad una sistemazione dei reperti anatomici goriniani:
Lodi, il 14 Giugno 1906
Municipio di Lodi - Prot. N. 5522
Ill.mo Signor Cav. Uff. dott. Antonio Dossena
Città
Ho incaricato il Signor Ufficiale sanitario di riferire in merito allo stato di conservazione dei preparati anatomici di Paolo Gorini, custoditi in un locale attigua al museo. Il detto Ufficiale Sanitario ha rilevato che il locale nel quale sono raccolti i pezzi anatomici in discorso è disadatto allo scopo, e propone di porre il tutto in luogo asciutto in vetrine che si chiudano ermeticamente ed occorrendo personale addetto per la sorveglianza è di avviso sia opportuno farne la consegna all’Amministrazione Ospedaliera la quale già tiene custodito nel proprio museo anatomico identico materiale. L’amministrazione Ospedaliera in discorso non sarebbe aliena, appena sistemati alcuni locali, dall’accettare detta consegna. Sembra anche allo scrivente che detto materiale sarebbe meglio custodito e conservato, anziché dove ora si trova, nel museo dell’Ospedale, dove però sarà tenuto in vetrine distinte e con speciale denominazione. Ciò significo alla S. V. Ill. quale membro della commissione testamentaria esecutiva Gorini, per notizia e per le sue eventuali osservazioni. Con osservanza, Il Sindaco.
Antonio Dossena rispondeva:
Illustriss.mo Sig.re Sindaco di Lodi
Lodi 16 giugno 1906
La ringrazio delle notizie che la S.V.I. si è compiaciuta di comunicarmi in merito allo stato di conservazione dei preparati anatomici del compianto Prof. Paolo Gorini. Tanto io quanto i miei colleghi esecutori testamentari di Paolo Gorini approviamo quanto la S.V.I. suggerisce per ottenere la migliore conservazione di questi preziosi cimeli, e preghiamo anzi la S.V.I. ad esperire ogni pratica a fine di raggiungere [questo] intento. Colla massima stima ed osservanza.
Antonio Dossena
(Sez. manoscritti. Foglio di protocollo a righe (4 facciate). Municipio di Lodi (prot. 5522), 14 giugno 1906. Il Sindaco a Antonio Dossena (prime due facciate); risposta del Dossena (terza facciata)
Nel 1910, infine, i preparati goriniani venivano definitivamente affidati alle cure dell’Ospedale Maggiore di Lodi:
Nella sala d’inverno della Biblioteca Comunale il giorno 18 dicembre si sono riuniti i signori Avv. Cav. G. Fè, Assessore della P. I.; Dott. Cav. Pietro Boggi, Direttore dell’Ospedale Maggiore, Dott. Giuseppe Stradiotti, medico primario, Prof. Vittorio Calestani, ordinario di Storia naturale al r. Liceo, Dott. Cav. Giuseppe Agostani, Ufficiale Sanitario, Maestro Giovanni Agnelli, Bibliotecario Comunale. Scopo dell’adunanza si era quello di dar parere circa la opportunità di conservare in tutto o in parte i preparati di Paolo Gorini, ora depositati in locale non idoneo al piano terreno del palazzo di S. Filippo. I membri della Commissione esaminarono i cimelii, specialmente i cadaveri e i pezzi di cadavere pietrificati, e ad unanimità espressero il voto che la maggior parte di tali preparati può e deve essere conservata, ma in luogo più opportuno. Il Dott. Boggi ha accolto, per quanto la riguardava, e con riserva di sentire il voto dell’Amministrazione ospitaliera, il concetto di raccogliere in una sala ad uso di museo anatomico dell’Ospitale il materiale umano. Quanto al materiale geologico e mineralogico può essere conservato, come se ne conserva già una buona parte, nel Civico Museo.
(Per i preparati del Prof. Gorini, in «Archivio Storico per la città e comuni del circondario di Lodi», XXIX, 1910,).
Infine, risale al 1911 un nuovo articolo pubblicato sul «Corriere dell’Adda», nel quale si testimoniava una rinnovata attenzione nei confronti dei preparati goriniani:
Il Dott. Boggi ha accolto […] il concetto di raccogliere il materiale umano in una sala ad uso di museo anatomico dell’Ospedale, dove i due scaffali che contengono il materiale stesso troverebbero degno collocamento insieme col ritratto di Paolo Gorini che si trova dove si trovano i cimeli […]. L’Assessore fece presente al professor Calestani che se egli credesse utile acquisire al gabinetto di fisica del Regio Liceo qualche esemplare di questo materiale, il Comune non avrebbe certo difficoltà a dare la sua piena adesione ricordando che Paolo Gorini, insegnò per lunghi anni in quella scuola.
(Dei preparati di Paolo Gorini, in «Corriere dell’Adda», 5 giugno 1911).
Tra le teche che ospitano la collezione anatomica di Paolo Gorini trovano oggi riparo e cura gli ultimi preparati sopravvissuti allo studioso. Il XX secolo ha contribuito, nella sua ultima parte soprattutto, a obliare l’immagine della morte, nascondendola sotto un illusorio velo asettico e dimenticando il significato di un totentanz intonato su cadenze macabre, ma ritmato pure su frequenti aperture al moderno senso del grottesco. Già Vittorio Imbriani ironizzava così:
Divenir sasso o quarzo, mentre s’è vivi ancora, fa raccapriccio; divenir tali dopo morte, indurire in guisa da sfidar lime e seghe […] sì, volentieri; perché è una vittoria sulla morte nella morte stessa.
(VITTORIO IMBRIANI, L’impietratrice, in ID., Racconti e prose, a cura di F. PUSTERLA, Guanda, Parma 1992, p. 206).
Tuttavia, nonostante le tante testimonianze scientifiche ottocentesche sulla bontà del metodo Gorini, tra le quali due delle più importanti furono quelle offerte dall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e dall’Università di Torino, nulla è eterno; nemmeno le pietrificazioni ottenute con il suo metodo ingegnoso scienziato lombardo. Già se ne era accorto nella seconda metà del XX secolo da Antonio Allegri, fondatore dell’esposizione lodigiana nota allora come “Museo Paolo Gorini” e oggi ribattezzata Collezione Anatomica “Paolo Gorini”. È probabile, ma non certo, che lo stesso Allegri, anatomopatologo, avesse già operato alcuni tentativi di restauro conservativo dei preparati, prima di esporli al pubblico. Certamente, invece, gli stessi preparati non sono stati oggetto di restauri successivi fino a oggi. Il lungo e laborioso intervento effettuato dalle dott.sse Rita Reale, Carlotta Nobile, Rossana Pirola, Francescamaria Malaraggia coordinate dalla dott.ssa Ilaria Bianca Perticucci grazie al finanziamento vinto tramite bando competitivo dalla Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, ottenuto attraverso un progetto realizzato dal prof. Alberto Carli e dalla dott.ssa Francescamaria Malaraggia e sostenuto dalla Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi, dalla Pro Loco locale, dalla Società di Cremazione “Paolo Gorini” e dai numerosi enti privati che generosamente hanno contribuito al cofinanziamento necessario al progetto stesso, hanno riportato buona parte dei preparati goriniani alla loro veste originale. Si è così avuto modo di comprendere quanto attento e scrupoloso fosse l’operare di Gorini, così come testimoniato dalla documentazione che qui viene resa pubblica e fruibile a tutti gli interessati.
Scarica la relazione completa sul restauro dei preparati anatomici di Paolo Gorini in PDF
La collezione Paolo Gorini si trova all’interno dell'Ospedale Vecchio di Lodi. L’ingresso si apre sull’incantevole cornice del chiostro quattrocentesco, detto della Farmacia.
Orari di apertura:
mercoledì dalle 10.00 alle 12.00,
sabato dalle 9.30 alle 12.30,
domenica dalle 14.30 alle 16.30.
Ingresso gratuito
Nata nel 1981 come Museo Paolo Gorini venne da subito ospitata nella ex Sala Capitolare dell’Ospedale Vecchio. A partire dal 2008 i preparati sono esposti in un allestimento rinnovato, rispetto a quello ideato e realizzato da Antonio Allegri. Agli ambienti espositivi si è aggiunta una Sala Conferenze.